Mondine ritratte al bordo di un campo nei pressi di Vigevano (negativo - singola foto), Publifoto; (1947)
https://dati-asisp.intesasanpaolo.com/lod/resource/PhotographicHeritage/IT-PF-FT001-012278 <https://w3id.org/arco/ontology/arco/PhotographicHeritage>
La foto ritrae mondine disposte in fila lungo una risaia durante la fase de trapianto, è l'anno 1947. Camminano su bordi e l'acqua raddoppia la loro immagine.
«Una linea, da lontano, come di un reparto che avanzi, a schiene curve. Talora i grandi cappelli di paglia, tant'è il riverbero, ti paiono galleggiare nell'acqua. Dietro ci sono le capisquadra, ritte e dietro ancora il padrone, cioè il conduttore del fondo: con gli stivali di gomma, col lungo bastone di comando onde si sostiene lungo gli argini… Sono argini di mota, larghi tre palmi, alti tre, viscidi sotto la scarpa… E l'acquaiolo va intorno, come un ragazzo di Gemito, con un suo barilotto sullo stomaco: porge a bere con un mestolo di ferro stagnato alle donne, spillando ogni volta da quel barile. Bevono l'una dopo l'altra… hanno la sottana rincoccata, sopra i ginocchi, scoprono le carni, ancora calde e desiderabili, talora sono calzate di una calza grigia e bagnata, senza piede, che protegge i polpacci dal filo tagliente del riso: o forse dalle zanzare. Il cappello, come un ombrellone generoso, le ripara dal sole» (C. Emilio Gadda, "Dalle mondine, in risaia" in Saggi giornali favole e altri scritti, Garzanti). Lo scrittore è anche colpito dal canto delle mondine: «Il canto, un po' nasale, va e viene, come a folate, sul rettangolo immenso della risaia».
«Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorare e sentirete la differenza di lavorar e di comandar…». Nell'acqua delle risaie a lavorare c'erano solo donne; agli uomini taccava il ruolo di sorveglianti per assicurare 11-13 ore di lavoro al giorno, dall'alba al tramonto. Risale al 1912 il primo regolamento per la raccolta del riso che prevedeva, dopo anni di rivendicazioni e agitazioni contro quella mansione così massacrante, la conquista della giornata lavorativa di otto ore per le mondine.
Era un lavoro faticoso, mal pagato. L'unica difesa delle mondine era il canto, e la musica in generale che scandiva tutta la giornata. Le lavoratrici sopportavano la fatica ritmandola. I canti intonati in coro venivano eseguiti anche andando al lavoro o nelle poche ore di svago. Alcuni cori erano persistenti, ed erano di protesta per il poco vitto, gli orari pesanti e la paga scarsa. Si cantava cantilenando l'amore lontano, e il focolare. Le mondine cantavano quindi non solo per i diritti da rivendicare, ma intonavano canti politici, divertenti o anche per una compagna caduta ammalata.
Sul mondo delle risaie ci sono due film molto belli: "Riso amaro" di Giuseppe De Santis (1949) e "La risaia" di Raffaello Matarazzo (1956). Il primo si presenta con un memorabile incipit dove, nel bel mezzo di una manifestazione operaia, un giornalista radiofonico racconta al mondo la realtà del lavoro delle mondine, guardando direttamente in macchina. Prima di partire, le donne si ritrovano nel mezzo di una manifestazione di operai. Tra i manifestanti si nascondono però due rapinatori che hanno appena rubato una preziosa collana. Walter (Vittorio Gassman) e Francesca (Doris Dowling) sfuggono agli agenti di polizia prendendo parte al gruppo delle mondine. Tra quest'ultime c'è anche Silvana (Silvana Mangano) che, oltre ad avanzare pretese sulla collana, si invaghirà di Walter. La storia si svolge sullo sfondo delle risaie del vercellese, in una cascina di proprietà della famiglia Agnelli.
Fiammeggiante e puro melodramma giocato attorno al tema dell'agnizione è invece il film di Matarazzo. Pensato per rinverdire i fasti di "Riso amaro", racconta del padrone di una risaia che riconosce in una sua lavoratrice la figlia illegittima (una sfavillante Elsa Martinelli). Poiché non vuole confessare il segreto alla famiglia, le sue particolari attenzioni vengono equivocate.
Sembra di sentire Paolo Conte in "Diavolo rosso": «Un valzer di vento e di paglia, la morte contadina, che risale le risaie e fa il verso delle rane e puntuale arriva sulle aie bianche, come le falciatrici a cottimo».